Giuliano Barbanti: Il disagio della geometria

21 January - 19 February 2005

Si inaugurerà giovedì 20 gennaio, alle 18.30, la personale di Giuliano Barbanti da Lorenzelli Arte. 

“Il disagio della geometria”, titolo di questa nuova mostra, raccoglie i pezzi più significativi della produzione degli ultimi dieci anni. Saranno esposte circa trenta opere acrilico su tela, di medio e grande formato, realizzate tra la fine degli anni novanta e il 2004. 

Dal 1992 a oggi (anno dell'ultima personale tenuta da Lorenzelli Arte), la ricerca di Barbanti si è orientata in direzione di un progressivo abbandono della dualità puro colore/‘sfumato' a campiture alternate, (modus operandi che aveva caratterizzato le scelte del primo periodo), a vantaggio di una “giustapposizione di tinte piatte e assolute, senza effetti ottici illusori, senza curvature virtuali”, come scrive Claudio Cerritelli nel testo in catalogo. E le opere di questa mostra sono di fatti “legate a questo nuovo orientamento”. 

Un importante contributo alla lettura del lavoro di Barbanti è inoltre ben fornita da Claudio Cerritelli, ancora nel sottolineare come “il tema delle interferenze” sia “la chiave di lettura predominante delle opere dell'ultimo decennio, sia come movente strutturale dell'immagine sia come procedimento di lettura del colore e dei suoi spaesamenti ottici”. 

Già affrontato sinuosamente nelle opere degli anni '70 e in diverso modo in quelle degli '80, il tema dell'“interferenza”, nel caso degli ultimi lavori viene esplicitato dall'artista nella soluzione di un “perimetro che si fa più insinuante”, “giocando su vibrazioni essenziali, minimi spostamenti tra interno ed esterno, presenze essenziali di colori ai margini della superficie, leggere dissonanze che assumono un ruolo determinante nella percezione dell'oggetto pittorico”. 
“Elogio del perimetro”, sottolinea di nuovo Cerritelli, che nei lavori dell'ultima fase è reso “ancor più essenziale, lievi sono le sue invasioni di campo, sottili le sporgenze – come nei cerchi – dove la struttura del supporto fuoriesce d'un soffio collegando la tensione interna della superficie dipinta allo spazio esterno”. 

“L'identità dello spazio pittorico riguarda infatti anche il peso delle zone sottostanti che, proprio in virtù delle modificazioni dei perimetri, sono in grado di far sentire la loro presenza attraverso il coinvolgimento cromatico dello spessore laterale della tela. Esso è trattato con la stessa importanza della superficie, esso stesso superficie che va smaterializzandosi nell'effetto di annullamento ottico degli spigoli. Talvolta: perfino l'angolo è negato come tale, riducendo la forza d'urto del vertice attraverso l'uso della curva che attenua l'incontro ortogonale delle linee o, in altri casi, operando minime restrizioni o dilatazioni del vertice. Solo in rari casi l'artista contraddice la purezza di un angolo con il taglio diagonale”. 

Se ne conclude che il disagio, per tanto, “non è psicologico ma interno alle regole della pittura, si tratta di una esitazione che permette di cogliere uno slittamento all'interno di una forma assoluta, palpiti di luce là dove tutto sembra controllato, attimi di trasgressione che rendono possibile ciò che è arduo prevedere, vale a dire lo spostamento del cerchio fuori del suo assetto”.