Paolo Icaro. Un prato in quattro tempi

Università Statale di Milano
Per la terza edizione di La Statale Arte, l’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con la galleria Lorenzelli Arte, ospita Un prato in quattro tempi, un work in progress lungo due stagioni che Paolo Icaro ha progettato per il campo del Cortile della Ca’ Granda e che prevede il coinvolgimento attivo degli studenti dell’Ateneo.
 
Pietro Paolo Chissotti - Icaro dal 1958, quando il suo maestro, lo scultore Umberto Mastroianni, per distinguerlo da due fratelli scultori omonimi attivi nella stessa Torino (dove Icaro nasce nel '36) gli suggerì di cambiare il nome: "Da oggi ti chiami Icaro: vola, vola, vola!" – per questo nuovo lavoro pensa di scolpire la terra: una terra che verrà rispettata, osservata nei suoi ritmi, piegata solo in ultimo per un disegno finale.
 
Il titolo pone l’accento sull’unità della materia che l’artista modifica, facendole acquisire nuovi valori semantici – un prato – e sui quattro tempi dell’intervento trasformativo, quattro fasi in cui la natura compie un ciclo autonomo di crescita: il dissodamento, la rastrellatura, la semina e i tagli. Un ciclo di progressiva purificazione del suolo – dagli infestanti, dall’intervento umano – che culminerà, alla fine, con un segno di Icaro: una geometria, una spirale quadra, già proposta dall’artista in Etcoetera (Square Spirals) del 1978, una forma continua, di tradizione classica e mediterranea, che diventa misura di uno spazio concreto. 
 
Mercoledì 14 marzo avrà termine il lavoro che Paolo Icaro ha iniziato due stagioni fa sul campo del Filarete, all’interno del cortile della Ca’ Granda, con la partecipazione degli studenti dell’Ateneo.  La terza edizione di La Statale Arte, in collaborazione con la galleria Lorenzelli Arte, ha infatti ospitato, dallo scorso settembre, Un prato in quattro tempi, un progetto in cui Icaro ha pensato il campo dell’Università come uno spazio da esplorare, in una continua evoluzione di azione e di pensiero. 
 
I tre tempi del’intervento realizzati a settembre – dissodamento, rastrellatura, semina – si sono rivelati gesti di insieme, atti orchestrati da Icaro e interpretati dagli studenti dell’Ateneo: i tagli dell’inverno sono stati atti botanici, volti a permettere alla natura di compiere il ciclo autonomo di crescita. Il quarto tempo, quello del 14 marzo, sarà l’ultima visione dell’artista sul campo, la sua impronta su una terra utilizzata come materia, un intervento plastico su uno spazio preesistente. 
 
Il segno di Paolo Icaro sarà una spirale quadra, una forma continua, di tradizione classica e mediterranea, già da lui proposta in Etcoetera (Square Spirals) del 1978.  Durante la performance, che avrà inizio alle ore 17.00, Icaro esplorerà, per l’ultima volta, il campo della Ca’ Granda, che accoglierà la sua presenza fisica e il suo cammino.  Mentre gli studenti scandiranno le parole che il processo della semina ha suscitato in loro, l’artista percorrerà il campo, ponendosi ancora una volta a misurare lo spazio, a dare fisicità al vuoto, come già dagli inizi degli anni Settanta, quando il suo corpo diventò unità di misura del reale: linea, movimento e misura sono gli elementi grammaticali del suo fare scultura, i codici del suo processo creativo.  Dietro di lui, a un metro e mezzo di distanza, verrà realizzata la spirale dagli operatori. 
 
I quattro tempi del titolo dell’intero lavoro riportano alle quattro fasi del processo creativo dell’artista, già da lui enunciate nel 1968 e ancora titolo della recente monografia curata da Lara Conte: il “faredisfarerifarevedere”.  “il vedere precede il fare; il fare [...] fa riferimento alla gestualità quotidiana [...] fare volume in senso plastico. Il rifare è la ripetizione di uno o più gesti precedenti, eseguiti però ‘dopo’ e quindi avendo presente un contesto mutato [...] Infine, il ‘vedere’, il giudizio o distanza critica dal vedere che viene ‘dopo’ e non ‘prima’ di avere fatto“  Un prato in quattro tempi è dunque una visione, uno spazio mentale e fisico che è stato in un primo momento osservato per l’analisi, quindi agito coralmente, infine congedato, dopo che il suolo ha conosciuto il gesto umano e il giudizio critico si è compiuto. 
 
Tutte le fasi del work in progress sono state documentate da una serie di fotografie di Raimondo Santucci (oggetto, poi, del catalogo Skira) e da riprese video ad opera del CTU – Centro per la Tecnologia e la didattica multimediale - della Statale, visibili al termine della performance.  Alle ore 15.00, nella Sala di rappresentanza del rettorato di via Festa del Perdono 7, Paolo Icaro converserà con Maria Daniela Candia, docente di Biologia animale e Prorettore Vicario: e l’arte e la scienza troveranno un terreno di germinazione futura. 
Settembre 2016 - Marzo 2017