Paul Jenkins | Watercolors

Galleria Ezio Mariani, Seregno

16 gennaio | 14 febbraio 2010

 

“Paul Jenkins. Watercolors”: quarant’anni di carriera di uno dei più importanti esponenti dell’espressionismo astratto americano in Galleria “Ezio Mariani” a Seregno 

Paul Jenkins ama ricordare d'essere nato durante un violento temporale. Circostanza che emerge dalle sue opere, forti, quasi delle esplosioni di colore sul fondo bianco della tela che si possono ammirare nella mostra “Paul Jenkins. Watercolors”, curata da Luca Tommasi (catalogo Silvana Editoriale, in vendita a 10 euro) e che sarà inaugurata sabato 16 gennaio alle ore 17.00. 

La mostra, in Galleria “Ezio Mariani” a Seregno (via Cavour, 26 – ingresso libero) dal 16 gennaio al 14 febbraio, presenta la produzione di Paul Jenkins di quarant'anni, dagli anni Sessanta agli anni Novanta: ventitre opere su carta collegate dal titolo preliminare, unico di Phenomena, seguito da una frase poetica o da parole-chiave. 

Paul Jenkins, classe 1923, studia a New York dove conosce Jackson Pollock, Marc Rothko e Franz Kline, i “mostri sacri” dell’espressionismo astratto americano, ma approda presto in Europa. Nel 1953 è per la prima volta in Italia. Si trasferisce quindi in Spagna e poi in Francia (da allora sua seconda patria), dove la sua strada si incrocia con quella di Jean Dubuffet, Antoni Tapiés e Pierre Restany, che definì le sue opere ”composizioni di luce”. 

“Jenkins – spiega Luca Tommasi - è un pittore melting pot: nato a Kansas City, cresciuto a New York, negli anni Cinquanta ha viaggiato molto in Europa, tra Italia e Spagna, e oggi vive e lavora in Francia, tra Parigi e Saint Paul de Vence, in Provenza. Un artista americano che è riuscito a stringere fortissimi legami con la cultura europea.” 

Jenkins, dunque, è un americano con uno “spirito europeo” e dalle carte esposte in Galleria “Mariani” emerge tutta l’energia del suo lavoro, concentrato in ricerche sul colore, la materia, il gesto. Una sorta di stato d'ebbrezza creativa, un'orgia cromatica in cui si scompongono paesaggi reali interiorizzati da un artista che non si è mai fermato, nei suoi viaggi come nella sua ricerca pittorica. 

Ma la forza di queste opere, suggerita dalla densità dei colori, e la luce che esce dalle sue opere sembra scaturire dall’esigenza spirituale di un autore che è riuscito a stringere legami con la cultura europee più di qualsiasi altro artista americano. 

16 Gennaio 2010