Gérard Schneider | Abstrait Lyrique

Galleria Spazia, Bologna

19 gennaio | 2 marzo 2013

Con circa venti opere tra olii e gouaches, "Abstrait Lyrique" vuole essere un omaggio a un grande esponente della pittura informale europea.

 

Un grande omaggio a Gérard Schneider e all'autonomia della sua pittura che negli anni ha saputo mantenersi aliena da mode e compromessi, specchio di una totale libertà spirituale costantemente perseguita e felicemente raggiunta. 

Con circa venti opere tra oli e gouaches “Abstrait Lyrique”, che apre i battenti sabato19 gennaio, vuole essere un omaggio ad un grande esponente della pittura informale europea che ha continuato per tutta la sua vita a sperimentare e a rinnovarsi, giungendo ad un linguaggio molto personale . 

Svizzero - nasce nel 1896 a Saint Croix, Vaud - Schneider nel 1916 si stabilisce a Parigi e assume, nel 1948, la cittadinanza francese. Dopo gli studi accademici all'Ecole des Beaux-Arts e i numerosi contatti con i surrealisti, i cubisti e, soprattutto, con gli astratto-geometrici degli anni Trenta, incomincia a mostrare le sue qualità di pittore in seno alla cosiddetta Jeune Ecole de Paris, costituita fra gli altri da Hans Hartung e Pierre Soulages, con cui Schneider espone nel 1947 ai Surindépendants. 
Con circa venti opere tra olii e gouaches, "Abstrait Lyrique" vuole essere un omaggio a un grande esponente della pittura informale europea.


Sono questi gli anni in cui la sua pittura inizia a staccarsi da qualsiasi riferimento naturalistico per arrivare a costruirsi su di un alfabeto fatto di soli segni e colori, forti e decisi, che animano la tela e non cercano di delineare alcuna forma compiuta, sino all'elaborazione di una personale concezione del gesto, generato non dall'automatismo, ma da un impulso che proviene dall'interiorità dell'artista e ne diventa quindi una puntuale registrazione, libera da qualsiasi riferimento a modelli precedenti e dalle limitazioni d'espressione che la figurazione porta con sé. 

Le opere in mostra ben rappresentano questa stagione felice dove incominciano a comparire sulle tele fondi compatti, dalle tinte accese e dirette e le forme, tracciate con un pennello largo, “materico”, si muovono veloci; anche il colore quindi diventa elemento di riflessione e il termine “astrazione lirica” acquista in pieno tutto il suo significato, diventando la vera identità e sostanza dell'opera. Come si legge nell'introduzione al catalogo della mostra del 1986: “Lo slancio e l'eleganza del segno, il colore vibrante - che è struttura e poesia - sono connotazioni pittoriche non meno che umane, traduzione visibile di una suprema eleganza ed energia intellettuale, di una rigorosa tensione morale, di un profondo sentimento lirico”. 

19 Gennaio 2013