Bruno Munari. Politecnico. | Focus “Chi s’è visto s’è visto. Bruno Munari, Ada Ardessi e Atto”

Museo del Novecento, Milano

6 aprile 2014 | 7 settembre 2014

 Grazie alla collaborazione con la Fondazione Jacqueline Vodoz - Bruno Danese, la mostra costituisce un’occasione per presentare parte del nucleo di opere di Bruno Munari raccolte da due collezionisti nel corso della loro attività. L’obiettivo è quello di raccontare la dimensione artistica di Bruno Munari, aspetto generativo della politecnica figura dell’autore.

 

“Munari Politecnico” - a cura di Marco Sammicheli con la collaborazione di Giovanni Rubino - vuole essere il racconto di un artefice poliedrico, che ha saputo attraversare la pittura, la scultura, la grafica, il design e la pedagogia, e una narrazione della rete di rapporti intessuta con molti altri artisti italiani e stranieri, che ha permesso al suo lavoro di intrecciarsi con l’articolato panorama modernista del secolo scorso. Le opere in mostra provengono in gran parte dalla collezione di Bruno Danese e Jacqueline Vodoz che nella molteplice veste di amici, collezionisti, editori e industriali, per decenni hanno sostenuto e incentivato Munari a sperimentare linguaggi, fungendo spesso da complici di alcuni incontri e sconfinamenti.

 

L’artista viene qui presentato come un indagatore irrequieto, poiché ha sviluppato e innovato continue soluzione a problemi differenti e nello stesso tempo contigui. Il percorso privilegia alcune letture “a tema” inerenti la sperimentazione di Munari e il suo diretto confronto con il panorama artistico internazionale. La sua vita personale ed artistica, perciò, si rispecchia nelle opere in mostra, che provengono appunto dalla Fondazione Jacqueline Vodoz - Bruno Danese, poi dal Museo del Novecento e dall’archivio ISISUF – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo.

 

Accanto alla mostra principale, il Focus dedicato all’opera fotografica, in parte inedita, realizzata da Ada Ardessi e Atto, autori che per decenni hanno lavorato a stretto contatto con Munari, testimoniando i principali momenti della vicenda professionale e umana dell’autore. Il titolo, “Chi s’è visto s’è visto”, è una locuzione molto amata da Munari per sovvertire con familiarità il rapporto tra la rappresentazione di sé, la dimensione visuale del ritratto e le sue apparenze riflesse.

6 Aprile 2014