Liu Ruowang è uno dei maggiori artisti contemporanei della Cina. Scultore e pittore, il suo è un percorso originale che si basa su un bagaglio socio-culturale ben preciso, collocato nel solco della tradizione cinese che ha saputo testimoniare grazie all'universalità del suo linguaggio artistico nel quale ha ben amalgamato elementi trasversali con aspetti peculiari della sua tradizione. La scelta di Lorenzelli Arte di proporlo in mostra fa seguito ad una conoscenza che si è approfondita nel tempo e rappresenta per l'artista un ritorno in Italia dopo il successo della Biennale di Venezia del 2015 con l'installazione Black Wolves, ed è la sua prima grande personale in questo paese.
La mostra, curata da Luca Massimo Barbero e Matteo Lorenzelli, si concentra sulla produzione dell'ultimo decennio - che va considerato a pieno titolo il periodo della maturità artistica - e presenta una serie di installazioni scultoree e diversi dipinti, per un totale di oltre 40 opere.
Liu Ruowang ha infatti una spiccata propensione per le grandi dimensioni; le sue sono opere che sfiorano la monumentalità che però non costituisce una presenza ingombrante e non ostacola la percezione del contesto circostante. Le forme, grazie ad uno studiato impatto scenico al continuo dinamismo vengono percepite come attori di passaggio che occupano lo spazio senza appropriarsene, con un senso ciclico del moto che ripropone scene e suggestioni nel continuum temporale.
Questo vale per le installazioni scultoree, fra le quali spiccano il branco di lupi già visti a Venezia, i quindici scimpanzé e il gigantesco Dodo, la cui narrazione evocativa, amplificata dall'utilizzo del bronzo, è resa dalla coralità degli elementi che le compongono. Scrive l'artista: I lavori sono presentati in gruppi perché la pluralità è il tipo di forma e di forza di cui ho bisogno quando sono intento ad esplorare la relazione tra l'essere umano e l'ambiente, anche alla luce del fatto che la Cina è da tempo un paese che porta avanti uno spirito collettivista. Creare i miei lavori in serie o gruppi corrisponde per me a un linguaggio strutturale del mio fare artistico che supera il linguaggio scultoreo.
Quanto alla pittura di Liu Ruowang, la dobbiamo considerare inscindibile dalla scultura. Le sue tele, anch'esse di dimensioni imponenti, che ritraggono volti di animali o, talvolta, animali nel proprio habitat sono opere nelle quali viene esclusa la fedeltà mimetica a favore di un'espressività che fa uso della deformazione alterandone in maniera sottile la percezione delle fisionomie.
Nel complesso si può dire che le sue narrazioni iconografiche, pittoriche e scultoree, sono metafore antropologiche, popolate da immagini corali fortemente simboliche, capaci di proiettarsi verso situazioni di utopica innocenza dove l'uomo si riconosce nell'animale che è nel suo profondo essere. La dimensione filosofica del pensiero creativo di Liu Ruowang coinvolge dunque la funzione dell'arte come strumento di riflessione e anche di denuncia dei rischi provocati dalla perdita di valori umani, mortificati dal sistema oppressivo della vita contemporanea, teatro di dolore e di violenza, luogo contaminato dai prevaricanti mitologie di massa.
Il catalogo della mostra, Edito da Silvana Editoriale, riporta le immagini di tutti i lavori esposti e i testi critici di Luca Massimo Barbero, Roberto Borghi, Claudio Cerritelli, Francesco Gallo Mazzeo, Alfred Mirashi e Ivan Quaroni.