“Scultura come metafora di un'idea”, titolo della mostra, rappresenta un principio caro a Ferber secondo il quale la scultura deve avere la capacità di incarnare un processo mentale lucido e forte e quindi possedere valore di metafora che veicola qualità ideali astratte. Le sue sculture a partire dagli anni Cinquanta, dopo aver abbandonato completamente la figurazione, sono costituite da forme famigliari che vengono poi elaborate in composizioni quasi irriconoscibili.
Ferber trasforma gli elementi formali in qualità plastiche, connotate in superfici modulate sensibilmente e cromaticamente attive, che al contempo valgono come grafie, linee-forza che fendono la volumetria interna della forma conferendole un nuovo dinamismo che le libera da legami gravitazionali e un senso di movimento dato dal perfetto bilanciamento di momenti e pause.
Di particolare importanza sono i disegni, eseguiti in varie tecniche - dall'acquarello alla penna e all'inchiostro, dal pastello alla tecnica mista e all'acrilico - su qualsiasi qualità di carta, che ci offrono l'opportunità di un approfondimento del suo lavoro. Modellando e mettendo in risalto le forme, e non solo, con l'utilizzo anche di scorci prospettici, Ferber nei suoi fogli più astratti riesce a comunicare il senso del volume e dello spazio.
Seguendo inoltre un'indagine incentrata sul percorso tra progetti, studi preparatori e opere finite, molti dei disegni esposti raccontano l’iter che porta alla realizzazione materica delle sculture presentate poiché mette in luce la fitta rete di scambi tra il processo creativo e la sperimentazione di un sistema espressivo.