Bonfanti, nel rigoroso percorso di ricerca estetica che coniuga la grande tradizione italiana ad un astrattismo internazionale, ha dato luogo ad un linguaggio molto personale, una ‘grammatica astratta' che proprio in questo periodo segna un ampliamento e un approfondimento che vede tramutare gli iniziali riferimenti alla figura in forme concrete e geometriche sempre più autonome. Le opere in mostra, circa quaranta, appartengono a cicli di lavori realizzati su supporti abbastanza anomali.
I pavatex sono lavori realizzati su una sorta di truciolato (il pavatex è un materiale coibentante per tetti e pavimenti) che Bonfanti usa come supporto, la cui texture traspare e interagisce come sfondo dinamico dell'immagine. La scelta di questo tavole lasciate grezze accentua la valenza di essenzialità e l'uso dell'acrilico murale in una gamma cromatica ridotta permette un risutato compatto che da vita ad un dialogo serrato tra materia e luce.
I rilievi, che precedono di pochi anni i Pavatex, sono opere realizzate su legno tra il '66 e il ‘68, dipinte a olio, rigorosamente bianche che si presentano come una successione di spessori geometrici che generano sottili linee d'ombra variabili secondo l'incidenza della luce e la posizione di chi le osserva. Bonfanti in questi lavori usa i suoi motivi formali e compositivi nell'esplorazione della terza dimensione - che sfocierà poi nelle sculture - e l'annullamento cromatico gli consente di concentrarsi nella ricerca dell'equilibrio e dell'autonomia delle forme.
Arturo Bonfanti : Pavatex e rilievi
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