Lorenzelli Arte è lieta di annunciare l'apertura della mostra dedicata a Osvaldo Licini, il grande artista marchigiano di cui la galleria è sempre stata un punto di riferimento, sin dalla prima esposizione del 1961. Se una delle principali caratteristiche dell'attività di Lorenzelli Arte è quella di lavorare su di una sofisticata inattualità, sempre nel segno dello spiazzamento, cosa c'è di più inattuale di presentare una mostra di Osvaldo Licini da sempre non allineato, difficilmente inquadrabile, non incasellabile nelle strette gabbie di lettura della critica, sia per le modalità di lavoro che per i risultati della sua ricerca?
La rassegna, che inaugurerà il 25 novembre 2015 e durerà sino al 30 gennaio 2016, si concentra principalmente sui disegni affiancati da alcuni dipinti che completano l'esposizione in maniera esaustiva.
Come scrive in catalogo Roberto Borghi, co-curatore della mostra insieme a Matteo Lorenzelli, “È una mostra quasi solo di disegni: moltissimi disegni, pochissimi quadri. Seguendo una progressione di disegni che attraversa le pareti della galleria si può comprendere come hanno avuto origine i diversi cicli creativi dell'artista, come si sono generati l'uno dall'altro. Al di sotto di questa linea continua, che per la verità è costellata di cesure, di pause quasi musicali, sono collocati alcuni dipinti. Stanno in basso perché è come se fossero addensamenti delle pulsioni, delle intuizioni presenti nei disegni, e perciò avessero maggiore gravità”.
L'ampia selezione di disegni suddivisi per cicli si condensa in una sorta di compendio del lavoro dell'artista che seppe non cedere alla monotonia del racconto didascalico e descrittivo e fu capace di non indulgere nella ripetizione per rinnovarsi, usando sempre il suo personale linguaggio immediatamente ravvisabile.
Sono infatti le “note a piè di pagina” a tessere la trama del lungo invisibile racconto che unisce tutti i momenti della sua ricerca solo a volte apparentemente, e volutamente, contraddittoria.
“È possibile tentare di seguire il percorso artistico di Licini osservando attentamente le sue opere, mettendo in primo piano i suoi disegni e tentando di ricostruire, grazie a loro, il procedere della sua ricerca”, questa la tesi espressa da Giorgio Magnoni - il collezionista e studioso di Licini, che già contribuì in misura notevole alla mostra del 2001 “Licini secondo noi”.
Riprendendo inoltre ciò che scrisse Giuseppe Marchiori, il critico che di Licini fu il più costante interlocutore, si può affermare che ”il disegno era mezzo, espressione e strumento d'indagine: il sismografo, per così dire, delle idee immediate. Per arrivare alla pittura, Licini passava, come gli antichi, attraverso il disegno, studiando e perfezionando gli schemi compositivi, fino a creare, del suo mondo immaginario, alcuni archetipi perfetti e definitivi”. In mostra, a suffragare questa tesi, sarà dunque una serie di circa 70 disegni e una decina di oli a documentare un percorso che va dai primi lavori astratti, ai paesaggi fantastici, dai personaggi volanti a Leopardi, dalle Amalasunte agli Angeli ribelli. La mostra si conclude con i disegni che “preparano” e anticipano uno degli ultimi capolavori di Licini, “Angelo di santa rosa”, del 1957, anch'esso esposto.
In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo bilingue con la riproduzione di tutte le opere esposte, i testi di Giorgio Magnoni e Roberto Borghi e la cronologia di Osvaldo Licini a cura di Roberto Borghi.
Nella seconda sala continua la mostra di Piero Dorazio Il Colore della Pittura che proseguirà sino al mese di gennaio.