La mostra propone un’ampia selezione di opere dalla fine anni ‘60 fino agli anni ‘70 su pavatex, supporto usato dall’artista per realizzare la serie dei suoi acrilici murali, che, come ritagli di affresco, lasciano sempre intuire la superficie sottostante valorizzandola nell’opera stessa.
Il pavatex, materiale povero ma non per questo da sottovalutare, viene utilizzato e dipinto con leggere velature che evocano forme mai completamente rivelate. Svelate dalla luce, si possono intuire e apprezzare.
“Lasciando che siano loro a fermarci, a suggerirci una notazione, una scoperta; abbandonarci per intero a quel processo sottile della memoria in cui per accumulazione di immagini, di sensazioni, di pensieri si costruisce a poco a poco in noi una idea di insieme del lavoro dell’artista.”
Chiaro il riferimento e l’influenza sull’artista delle opere antiche da lui a lungo studiate e analizzate e da cui egli stesso si dice assolutamente affascinato e influenzato: infatti oltre alle tonalità dei colori sempre lievi appare in alcuni lavori un rosso Pompeiano denso, che non prevale del tutto sul materiale scelto dall’artista: l’”anima” del pavatex riemerge sempre con forza ed eleganza.
“La gamma dei colori di Bonfanti è ineguagliabile, eppure non di facile scelta. Ogni singolo accento o campo cromatico è come decantato in primo luogo d’ogni possibile suono naturale e in secondo luogo applicato e accostato con parsimonia quasi, negli accordi tra di loro nei dipinti, in modo che tutto sia concorde a realizzare quella sospesa implosione, quel dinamismo sotteso che solo un’economia dei termini cromatici può creare.”
I volumi si contrappongono e compenetrano secondo un ritmo e una sensibilità che potrebbe essere intesa come musica, fino a raggiungere una sintesi essenziale.