The dramatic claws of Gérard Schneider : Opere dal 1955 al 1965

31 Marzo - 3 Aprile 2022

 

Una personale di Gérard Schneider, allestita in contemporanea alla Milano Art Week 2022.

Gérard Schneider (Sainte-Croix 1896 - Parigi 1986) è stato uno dei più significativi esponenti della scena astratta europea del secondo Novecento. Svizzero di nascita, si forma nella Parigi dell’entre-deux-guerres, accanto agli esponenti delle prime avanguardie. Subito dopo la Seconda guerra mondiale diventa cittadino francese. La sua pittura all’origine coniuga soluzioni formali cubiste e suggestioni surrealiste per poi assestarsi in un linguaggio astratto del tutto personale, caratterizzato da un lirismo che denota allo stesso tempo un tratto primordiale e un tono raffinatamente musicale. Delle drammatiche unghiate costellano i suoi dipinti della seconda metà degli anni Cinquanta in mostra da Lorenzelli Arte.

A partire dal 1948 le sue opere sono state esposte in diverse edizioni della Biennale di Venezia. Nel 1955 il suo lavoro è presente nella prima Documenta di Kassel. A partire dal 1956 i suoi dipinti entrano a far parte della collezione del MoMA di New York.

La peculiarità della sua pittura - veemente ma con tratti di assoluta delicatezza; estremamente dinamica, a volte quasi liquida, ma capace di addensarsi in un nero corposo - fa sì che Schneider venga considerato un artista al di sopra delle mode, e per questo attualissimo. Forse troppo attuale per una fiera come MiArt - nei cui spazi avrebbe dovuto inizialmente tenersi la mostra - che tende a ridurre il contemporaneo alle mode estetiche più effimere - e soprattutto più letali in termini di credibilità del mercato. 

“La sensibilità di Schneider - scrive Claudio Cerritelli - sottopone l’esperienza del colore a molteplici germinazioni della forma, flusso di cromatismi instabili che travolgono i limiti spaziali, con una profusione di gesti che infrangono regole e principi compositivi assimilati nel passato [...]. L’assetto dell’immagine assume un più acceso fervore impulsivo, il ritmico controllo delle pennellate viene coinvolto dall’azzardo di esiti imprevedibili, come se il calibrato equilibrio delle forme fosse disposto a lasciarsi sopravanzare dalla veemenza del colore, dalla potenza del gesto creatore. L’artista gestisce l’azione del colore sul filo dell’istinto, non teme di smarrirsi di fronte alle rivelazioni dell’ignoto, entra in sintonia con le forze insondabili del visibile, è padrone di ogni gesto compiuto e di quelli ancora da compiere.”