In seguito alla sua recente scomparsa, la Galleria ha deciso di dedicare una mostra all'artista (e amico) Giuliano Barbanti, con un corpus di opere dagli anni '70 alle più recenti.
Giuliano Barbanti nasce il 22 ottobre 1936 a Sesto San Giovanni. Attratto fin da giovanissimo dalla pittura, si iscrive, all’età di quattordici anni alla scuola Federico Faruffini. Lavora dal 1952 come grafico all’agenzia Arar di Milano dove rimane per cinque anni e continua a studiare pittura e a frequentare gallerie d’arte e gli studi di artisti milanesi. Visita le grandi mostre che il Comune di Milano organizza a Palazzo Reale negli anni Cinquanta: Caravaggio, Picasso, Van Gogh e Mondrian che costituirà un primo fondamentale riferimento.
Comincia a esporre in alcune mostre collettive alla Biblioteca Civica della sua città. Nel 1961 è tra i fondatori del Premio Piazzetta e con un gruppo di giovani artisti apre la galleria de “Il Giorno” a Sesto San Giovanni; l’anno successivo stabilisce lo studio al Quartiere delle botteghe dove operano fra gli altri gli artisti Castellani, Bonalumi, Festa, Marzulli, Curone e Forgioli. Dal 1963 al 1970 insegna disegno e progettazione all’Istituto Rizzoli per le arti grafiche. In questi anni la sua partecipazione a concorsi e mostre e attiva l’attenzione critica e alcuni significativi riconoscimenti. Tra questi un premio acquisto della Galleria Blu, al con-
corso nazionale di disegno “Diomira” nel 1964.
La sua prima personale si tiene nel 1966 al Centro culturale ricerca a Sesto San Giovanni.
La pittura e l’intensa attività disegnativa dei primi anni Sessanta si colloca in ambito informale con esperienze segniche e cromatiche che progressivamente propendono alla individuazione di nuclei materici e di nuove coordinate spaziali. Alcune di queste opere vengono esposte e segnalate al premio nazionale San Fedele e alla mostra Pittori di oggi in Lombardia a cura di Luciano Caramel. Nel 1966 e 1967 vince il Premio Piazzetta di Sesto San Giovanni e partecipa alla mostra itinerante Prospettive 2 curata da Enrico Crispolti e Giorgio Di Genova. Dal 1968, nella sua pittura, attraverso un processo di decantazione, filtraggio e costante controllo degli elementi, comincia a prevalere la dimensione modulare, scandita in campiture rigorose, definite con crescente nitore da una configurazione hard edged tipica dell’astrazione pura. L’uso costante, quasi esclusivo dell’aerografo, al fine di ottenere sulla tela un continuum spaziale nella sua infinita circolarità, caratterizza in modo radicale il percorso della sua ricerca fino al 1975.
La sfumatura come elemento concettuale sensibilizza tutta la superficie del quadro, i cui confini vengono continuamente rimessi in discussione dalle sottili modificazioni del telaio. La comparsa del colore, inizialmente come elemento marginale, quasi di disturbo ai bordi della superficie monocroma, unitamente all’elemento areografico e alla sagomatura di uno o più lati, suggerisce una tridimensionalità virtuale e un’ambiguità percettiva del campo pittorico.
Dal 1969 al 1971 insegna pittura all’Istituto Superiore d’arte applicata del Castello a Milano e, dallo stesso anno, inizia a insegnare anche alla Scuola Faruffini di Sesto San Giovanni. Dal 1969 collabora con gli architetti Salvati e Tresoldi per la realizzazione di interventi artistici in spazi pubblici e privati, tra cui: Centro Esposizioni RB, Bergamo 1970; Studio legale in via Santa Tecla, Milano 1974; casa a Punta Ala, 1975; Struttura gioco nei giardini di un quartiere a Sesto San Giovanni 1974;. Nel 1971 e 1972 è invitato a lavorare in una fabbrica di ceramiche ad Albisola dove produce una serie di piatti monocromi con rilievi e sculture minimaliste. Nel 1974 e nel 1989 è invitato alla Biennale Nazionale Città di Milano. Nel 1975, presentato da Gillo Dorfles, allestisce la sua prima personale alla Galleria Lorenzelli di Milano dove ne seguiranno altre nel 1979,1981,1986 e 1992. Nello stesso anno partecipa al premio “Aroldo Bonzagni” a Cento e ottiene la medaglia d’oro del Comune di Ferrara.
Nel 1976 è invitato alla Biennale di Venezia con l’iniziativa Piazzetta, nella sezione Ambiente come sociale; nel 1977 prende parte alla mostra Grafici italiani contemporanei alla Galleria d’arte moderna di Lyubliana. Nel 1979 è tra i fondatori del Centro Culturale Rondottanta di Sesto San Giovanni dove vengono allestite personali di artisti affermati. Sono più di centocinquanta le mostre organizzate dall’artista nei vari centri culturali della città. Si ricordano: quelle di Bonfanti, Cappello e Grignani al Centro Culturale Rondottanta; Jenkins, Pardi e Minoli al Centro Culturale della Banca di Credito Cooperativo; Liliana Moro e altri giovani artisti al Centro Valmaggi. Nello stesso anno partecipa al “Premio Villa San Giovanni” di Reggio Calabria e ottiene la medaglia d’oro della Fondazione del Premio.
Dal 1980 assume la direzione della Civica Scuola d’arte Federico Faruffini di Sesto San Giovanni e ne amplia l’offerta didattica e culturale. Nel 1984 un’opera di Barbanti viene acquisita nella collezione permanente del CIMAC, Civico Museo d’arte contemporanea di Milano. Nel 1985, durante un soggiorno a Parigi e in Borgogna, conosce gli artisti Bruno Pulga, Anton Zoran Musič e Carl-Henning Pedersen. In occasione della quarta personale alla Lorenzelli Arte, nel 1986, viene pubblicata una monografia con testi di Gillo Dorfles, Flaminio Gualdoni, e Marco Meneguzzo. Nel 1988 cura per la Cassa Rurale Artigiana (ora Banca di Credito Cooperativo) i libri Affreschi a Sesto San Giovanni; nel 1992, Chiese a Sesto San Giovanni, e nel 1989, in collaborazione con l’amministrazione comunale della stessa città, il volume Federico Faruffini, del quale l’artista aveva presentato il progetto nel 1981.
Nel 1991 partecipa alla mostra “Il miraggio della liricità, arte astratta in Italia”, al Liljevalchs Konsthall a Stoccolma, curata da Elena Pontiggia. Nel 1993 presenta al Comune di Sesto San Giovanni il progetto culturale della Galleria Civica d’Arte Contemporanea redatto con Amedeo Bellini e Gillo Dorfles. Dal 1993, abbandona l’uso della sfumatura e inizia un lavoro di scavo e di ricerca verso altri elementi linguistici per una nuova organizzazione della superficie dipinta, affidata soprattutto alla esaltazione della purezza e alla vitalità del colore che liberamente, ma con determinatezza, agisce sulla strutturazione bidimensionale della superficie conservandone in molti casi la mobilità dei margini. Nel 1997, nella suggestiva chiesa seicentesca, sede della galleria Rosso Tiziano Arte a Piacenza, allestisce una personale con tele e opere su carta presentata da Martina Corgnati. Il 1 dicembre 1997 gli viene assegnato il Lingottino d’Oro della città di Sesto San Giovanni per la sua attività di pittore, promotore culturale e direttore della Civica Scuola d’Arte. Nel 2001 una sua opera viene esposta nelle collezioni permanenti del Museo G. Bargellini di Pieve di Cento.
Fra le numerose collettive degli ultimi anni, di particolare interesse sono: “Visione interiore, il senso del presente nella pittura italiana”, mostra itinerante del 2003 e “L’incanto della pittura, percorsi dell’arte italiana del secondo novecento” allestita alla Casa del Mantegna a Mantova nel 2004, entrambe a cura di Claudio Cerritelli.