William Scott : La voce dei colori

17 Marzo - 7 Maggio 2005

William Scott è un artista di chiara fama, abbastanza raro per il pubblico italiano, la cui opera si avvicina, per sensibilità e completezza, alle principali correnti astratto-informali protagoniste del secondo dopoguerra europeo. Una “stagione ricca di fermenti” la definisce Luigi Lambertini nel bel testo di presentazione in catalogo, che l'artista seppe appunto “riproporre”, nel suo lavoro, “insieme agli apporti di una pluralità di elementi della tradizione” che si possono rintracciare, come suggerisce, sia nella lezione di un Morandi che, andando ancor più a ritroso, in quella della pittura di uno Chardin. 

“Costanza nell'indagine formale”, “sensibilità tutta anglosassone” e la capacità di captare fermenti culturali anche aldilà della propria terra (frequenti i viaggi: in Francia, in Italia, negli Stati Uniti negli anni cinquanta e, anche più tardi: in Messico, Australia, Canada e a Singapore), sono questi i dati connotativi della pittura di William Scott, il quale ebbe rapporti proficui anche con Pasmore, e grazie al quale l'artista “da un certo momento in poi poté decantare ulteriormente le sue immagini da qualsiasi precisazione oggettuale, pur senza negare il dato di partenza” (Lambertini). 

Osservando più da vicino l'opera di Scott, l'autore del testo scrive inoltre, che “Le forme e gli spazi” di queste particolarissime opere, “cantano con la voce dei colori” creando “una cromatica polifonia in atto proprio nella definizione delle zone di ciascuna composizione”, dove “le pennellate sono fluide e corpose di luci dalle sotterranee vibrazioni”. “La voce dei colori”, non a caso, è il titolo di questa mostra.