BIANCO ITALIANO comprende opere di Arcangelo, Gianni Dessì, Nunzio e Piero Pizzi Cannella, e vuole essere un tentativo di indagine attorno all'opera di artisti italiani appartenenti alla medesima generazione.
Artisti che hanno come denominatore comune, nello specifico, il fare pittura e scultura nel senso più vivo e originario della parola.
Nel quadro dell'esposizione, al lavoro di ogni artista è dedicata una sala della galleria. Arcangelo espone tre nuove tele: Lontano dagli uomini, I Sanniti, nuovi segni di quell'antropologia del visibile, di tutta poesia, che da sempre contraddistinguono la sua produzione, più un nuovissimo lavoro in ceramica incentrato sul motivo della casa e dell'orto.
Nunzio espone tre nuove sculture, tra cui Assenza, sorta di superficie scultorea concavo-convessa realizzata nel nero legno roso dalla combustione, che spicca per le grandi dimensioni e per la straordinaria tensione creativa che ne anima la levità e la concretezza plastica.
Dessì propone tre opere: un lavoro ad encausto su tela, un olio su tavola e specchio e un nuovo lavoro realizzato direttamente sulla parete della galleria che rappresenta un'ulteriore elaborazione di un'opera già presentata in occasione della XII Quadriennale d'arte di Roma. Tre diversi momenti quindi, del dialogo tra il "dentro" e il "fuori" nel "luogo" stesso della pittura e della sua comunicabilità.
Singolare, nel quadro di questa mostra, appare invece il lavoro di Pizzi Cannella: la monumentale Veduta di 2,80 x 8,10 cm.; un'opera del 2001 che nasce con una destinazione speciale.
L'opera di Pizzi Cannella è infatti una sorta di omaggio dell'artista ai tragici eventi accaduti a New York e in America lo scorso settembre. Fatti che, come ricordiamo, sconvolsero in maniera violenta l'immaginario – nonché l'immaginazione – di tutti noi.
La grande tela, che occupa interamente una parete della galleria, si presenta come una superficie variamente bianca e ocra, sulla quale neri segni di colore come tracce e sagome di corvi in volo campeggiano a significare il lutto e la perdita, non solo umana ma anche profondamente culturale, di quella che si è riconosciuta come l'idea di un presunto e assoluto primato "occidentale".
A questo proposito l'opera di Pizzi Cannella si offre come un monito, un invito al ricordo, come una tabula rasa in cui i segni evocatori della pittura si esplicano in un perfetto, sconcertante silenzio.
Il silenzio dell'occhio di chi guarda, con sensibilità, a ciò che resta come un segno nella memoria.
Assieme alla Veduta, Pizzi Cannella espone anche un'altra tela di più piccolo formato (cm. 60X80).
Tutti i lavori presenti in mostra sono stati creati e appositamente pensati per questa esposizione.