16 febbraio | 24 marzo 2013
Nella sua vocazione di riscoperta e valorizzazione del Secondo Novecento, il Museo d'Arte Contemporanea di Lissone inaugura una retrospettiva di Franco Grignani, figura trasversale, rara nel suo genere, unica nella sua complessità. Artista, architetto, fotografo, graphic designer, art director: ancor oggi riesce difficile etichettare le sue molteplici competenze. All'indomani della sua scomparsa, Sergio Polano l'aveva descritto come un «maestro solitario e rigoroso, ricercatore raffinato e metodico della "verità" della forma visiva, della parola visibile e dell'immagine eloquente, il progettista visuale, pittore e fotografo, insomma l'artista».
È a Franco Grignani che dobbiamo la primogenitura dell'Op Art europea e una ricerca pioneristica nel contesto dell'arte ottico-visiva. Negli anni Quaranta e Cinquanta inizia a elaborare teorie sulla sub percezione (che è il recupero contemporaneo dello spazio visivo totale attraverso il fenomenodello sguardo laterale ricostruito con lenti astigmatiche); nei decenni successivi l'artista affronta invece problemi connessi alla tensione e alla distorsione ottica, sondando i fenomeni di proiezioni, di induzioni e di assorbimento nelle strutture radiali. Impermeabile a sentimentalismi e nostalgie, l'artista dipinge su fondi neutri, bianchi o neri, sulla cui superficie si articolano illusioni ed elusioni ottiche dall'effetto destabilizzante. Ne risultano opere dall'equilibrio precario, ove le forme avanzano e allo stesso tempo retrocedono, suggerendo un movimento interno alla superficie.
La retrospettiva, ordinata da Alberto Zanchetta negli spazi del MAC di Lissone, è incentrata sulle opere degli anni Sessanta e dei primissimi anni Settanta, annoverando alcuni cicli tematici particolarmente significativi - dalle Tensioni alle Proiezioni, dalle Diacroniche alle Dissociazioni delcampo, dalle Periodiche alle Psicoplastiche - tra cui un importante nucleo di opere, esposte per la prima volta alla Quadriennale di Roma del 1972. Il decennio preso in esame permette di sondare uno dei periodi più ricchi, intensi e innovativi dell'artista, in cui l'estetica tende a trasporre il pensiero in immagine. L'allestimento della mostra comprende inoltre cataloghi personali e documenti dell'epoca (come le veline del discorso tenuto allo storico congresso Vision65), ma soprattutto mette in relazione gli esperimenti di arte visiva con alcune applicazioni grafiche dello stesso Grignani, evidenziando quello scambio proficuo e interdisciplinare che ha sempre caratterizzato la sua ricerca visiva; ne sono un esempio le elaborazioni per le officine grafiche Alfieri & Lacroix, le copertine di Linea grafica e Graphis, il marchio della Pura Lana Vergine da lui ideato nel 1964 e qui riproposto al pubblico assieme al logo dell'Aiap.
La mostra è quindi un'occasione per ammirare le alterazioni e le interferenze percettive che spinsero Franco Grignani all'analisi critica della comunicazione visiva, il cui contributo culturale è di stringente attualità, oggi come allora.