Arturo Bonfanti nasce a Bergamo il 24 maggio 1905. Nel 1926 si trasferisce a Milano, dove si dedica all’arte grafica e applicata. La sua prima personale si tiene a Bergamo nel 1927. Durante la Seconda Guerra Mondiale, ritorna a Bergamo con la sua famiglia. Dal 1946 iniziano i suoi frequenti viaggi all’estero, durante i quali instaura rapporti di amicizia con artisti come Magnelli, Schneider, Charchoune e Arp a Parigi, Bill a Zurigo, Baumeister e Fruhtrunk a Monaco, e Nicholson e Pasmore a Londra.
 
Il 1947 è l’anno in cui perviene all’astrazione geometrica. A Lione nel 1948 progetta un’architettura d’ambiente che consegue il primo premio. Ritorna a Milano nel 1952, interessandosi attivamente a esperienze cinematografiche e realizzando cortometraggi che presenta all’VIII Festival d’Amateurs di Cannes, dove ottiene con La chiave di Calandrino il “Prix du Film de Marionettes”. È sua la scenografia di La panchina di Sergio Liberovici al Teatro Donizetti di Bergamo nel 1956. Allestisce dopo più di trent’anni la seconda mostra personale nella sua città natale alla Galleria Lorenzelli; nello stesso anno partecipa alla Biennale “Italia-Francia” a Torino. Dal 1960 al 1975 allestisce mostre personali e collettive in varie città italiane, d’Europa e d’America; partecipa con sale personali alla IX Quadriennale di Roma (1965), alla mostra Five from Milan alla Philadelphia Art Alliance (1967), alla XXXIV Biennale Internazionale di Venezia (1968) e alla X Biennale di San Paolo del Brasile (1969). Ritrova e frequenta in Canton Ticino gli amici Arp e Nicholson e presso l’Atelier Lafranca di Locarno realizza buona parte della sua produzione grafica. Nel 1975 si sottopone a un grave intervento chirurgico che lo obbliga a ridurre notevolmente la sua attività creativa. Muore a Bergamo il 21 gennaio 1978 per un improvviso malore.
 
Fra le mostre pubbliche che si sono tenute dopo la sua morte si segnalano quelle proposte nel 1980 al Aargauer Kunsthaus, Ludwigshafen, Wilhelm-Hack Museum, Kiel Kunsthalle, nell’1981 la mostra all’Ulmer Museum di Ulm; itinerante anche al Duisburg Wilhelm Lehmbruck Museum. 
 
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A seguire, opere dell’artista sono state esposte in numerose istituzioni italiane e internazionali, tra le quali ricordiamo nel 1985 la III Biennale Nazionale Arte Contemporanea di Rieti e la mostra Arte italiana nelle collezioni della civica raccolta di Torino, svoltasi prima al Castello di Rivoli e in seguito a Villacroce (GE) nel 1986. L’anno successivo si inaugura una mostra personale al Museo Civico di Lodi.
 
Negli anni ’90 ricordiamo la collettiva Colore-struttura, nel 1991 a Palazzo Pretorio, Prato e successivamente al Kunsthaus di Zug e al Musée Jenisch di Vevey; nel 1992 al Musée Municipal di Cholet, al Kunstverein di Ludwigshafen e presso la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo; nel 1997 presso la Civica raccolta del disegno di Salò.
 
L’interesse per l’opera di Bonfanti rimane costante anche negli anni 2000: è del 2001 la retrospettiva all’Institut Matildenhöhe di Darmstadt, e del 2002 la mostra antologica alla Pinacoteca di Casa Rusca, Locarno, l’artista viene inoltre incluso nella collettiva Astrattismo classico, presso il Palazzo Vecchio di Firenze.
 
Le opere dell’artista vengono incluse anche nel 2007 nella mostra Kandinsky e l’astrattismo in Italia 1930-1950, a Palazzo Reale a Milano. Nel 2008 nella collettiva Time and Place - Milano Torino, al Moderna museet di Stoccolma, dal 2008 al 2009  in Hot Spots 1956-1969 alla Zurigo Kunsthaus e anche all’interno dell’esposizione Accostamenti, presso Collezione Lia di La Spezia.